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PERSONALI

CORRUZIONE SEMANTICA - Ceramica Contemporanea

Dal 7 al 15 ottobre, alla Galleria "Vincenza" a Grottaglie in via Leonardo da Vinci n. 5/7, si è svolta la mostra delle opere realizzate in materiali ceramici dall'artista Francesco Spagnulo dal titolo CORRUZIONE SEMANTICA Ceramica Contemporanea. L'iniziativa, realizzata nell'ambito del programma della XIII Giornata del Contemporaneo promossa dall'Associazione dei Musei di Arte Contemporanea Italiani AMACI, ha ospitato sabato 14 ottobre alle ore 18.00 nella sala al primo piano della galleria l'incontro con l'artista che, oltre a presentare le opere in esposizione, si è soffermato in particolare, sull'opera site specific che dà il titolo all'iniziativa Corruzione Semantica. L'incontro è stato l'occasione per conoscere più da vicino un artista che ha saputo fare del medium dei materiali ceramici un mezzo espressivo con il quale propone contenuti e spunti importanti di riflessione su concetti fondamentali dell'estetica, del fare arte e del rapporto tra l'artista e il suo territorio.

Alcuni dei lavori presentati nell'esposizione temporanea, si possono ammirare in esposizione permanente. Per informazioni potete contattare la Galleria via mail all'indirizzo  Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.  o al recapito cell. 3202777188. 


SPAZI INDECISI - Mostra fotografica personale di Luca Marianaccio 

 

La Galleria “Vincenza”, nell’ambito della sua programmazione culturale per l’anno 2014, ha ospitato presso gli spazi della Galleria,  in via Leonardo da Vinci, 5/7 – centro storico a Grottaglie (Ta) , la mostra “Spazi Indecisi”  personale di fotografia di Luca Marianaccio. L’iniziativa, inaugurata il giorno 11 ottobre 2014, alle ore 19.00  è stata aperta al pubblico, con ingresso libero,  fino al 25 ottobre 2014. Si tratta  di una selezione di scatti che vuole  raccontare l’Italia del nostro tempo, attraverso gli ” spazi indecisi “ territori frammentari, carichi di valore simbolico e ciò nondimeno sospesi, residuali.

La mostra “Spazi Indecisi” è stata inserita nell’ambito della X Giornata del Contemporaneo, promossa dall’Amaci,  Associazione dei musei d’arte contemporanea e ha ottenuto il Patrocinio della Città di Grottaglie. L'iniziativa ha voluto far conoscere le opere di Luca Marianaccio,  fotografo e architetto, proponendo al pubblico la sua innata capacità di mostrare, attraverso uno sguardo disincantato, come l‘apparente immobilità  del paesaggio sia testimone e prova dei mutamenti della nostra realtà. Le sue foto, frutto di un certosino lavoro di ricerca , non vogliono sorprendere, né tantomeno consolare l’occhio di chi le guarda,  ma vogliono suscitare una riflessione profonda ed invitare a guardare i “luoghi” e “non luoghi” del nostro percorso quotidiano e quindi anche dentro noi stessi  con maggior lucidità e etica attenzione. La Galleria “Vincenza” aderendo alla Giornata del Contemporaneo, con la mostra “Spazi Indecisi” ha voluto ancora una volta contribuire ad allargare la proposta di nuovi stimoli culturale, sottolineando come la scelta “non casuale” del linguaggio fotografico  e delle immagini di Luca Marianaccio siano un efficace strumento per far riflettere  sui valori e i temi dell’arte contemporanea  un pubblico sempre più vasto. Vai alla galleria delle immagini.

VENITE ... adoremus! I presepi in maiolica del maestro Domenico Galeone

Foto Galleria Vincenza

 

La retrospettiva delle opere presentate nel corso degli anni dal Maestro, Domenico Galeone, già docente di progettazione ceramica presso l’Istituto d’Arte di Grottaglie, nell’ambito della rassegna annuale “Mostra del Presepe” organizzata dall’amministrazione comunale, intitolata “VENITE….adoremus! I presepi in maiolica del Maestro Domenico Galeone”, tenutasi alla galleria “Vincenza” di Grottaglie dal 7 dicembre 2013 all’8 gennaio 2014 è stata l’occasione per presentare al pubblico un “artista completo”, che ha saputo trarre dal proprio vissuto umano e professionale la forza di un linguaggio espressivo fatto di ricerca, tecnica decorativa e reinterpretazione della tradizione. La mostra ha proposto un piccolo excursus del percorso personale ed artistico dell’autore, attraverso la presentazione di alcuni presepi in maiolica, realizzati con tecniche diverse, nel periodo che va dal 2008 al 2012. Si tratta di piccoli gruppi scultorei, di varia dimensione, riproducenti anche con un’iconografia inconsueta ed “irrituale”, momenti della natività. La Galleria “Vincenza” con questa iniziativa ha voluto presentare al pubblico un artista, a tutto tondo, che ha saputo fare della maiolica decorata, grazie ad un uso sapiente di progettazione e tecnologia, un mezzo di espressione artistica, portandola al di là del virtuosismo e andando oltre i canoni della tradizione ceramica grottagliese e, nel contempo, ha inteso dare un contributo all’arricchimento del panorama artistico e culturale della città, valorizzando un maestro, Domenico Galeone, che costituisce una risorsa preziosa da ri-scoprire e valorizzare anche per le future generazioni. Vai alla galleria delle immagini. Vedi la nota critica.

AFRICAN CYCLISTS - Sulla bici per sopravvivere 

Foto B/NIl Reportage African Cyclists è stato realizzato da Antonio Maini nel 2010 durante un suo viaggio attraverso l'Africa. L'anno precedente, l'autore, stanco di viaggiare in autobus, decide di cominciare a spostarsi in sella ad un'olandesina acquistata a Tanga. Durante quel tragitto ha modo di stabilire un primo contatto con chi in Tanzania usa la bicicletta per andare a lavoro, per trasportare mercanzie o per recarsi di tutto punto in chiesa. Colpito dall'importanza che la bicicletta riveste in quei luoghi decide di documentarne i suoi differenti usi. Nei mesi seguenti viaggia con mezzi pubblici dal nord della Tanzania fino a Cape Town. Dentro una sacca trasporta un telo bianco. In ogni città, paese o villaggio in cui si ferma passa qualche ora sulla strada diventando una stazione di sosta lungo il percorso dei ciclisti: con il telo ben poggiato sulla parete, o teso fra due alberi cerca di riprodurre un piccolo set fotografico. Al passaggio di ogni ciclista prova ad attaccare bottone: "Nawiga kupiga pi-cha? Posso scattare una foto?". Durante quei giorni ha modo di incontrare persone di ogni tipo, dai simpatici ciclo-tassisti ai bici-trasportatori. Realtà differenti di persone che vedono nella bicicletta un mezzo di trasporto in grado di migliorare la loro capacità e la loro qualità della vita. I loro sguardi, oltre a parlare di una relatà lontana, raccontano le potenzialità di un mezzo di trasporto che in Italia è stato dimenticato. La pessima qualità dell'aria, le attese nel traffico, la caccia al parcheggio e i vertiginosi costi del carburante ancora non sono riusciti a convincere gli italiani ad abbandonare la macchina; nel centro delle città, grandi e piccole, il paesaggio urbano ne è un chiaro esempio. Chissa se la posa disinvolta di un giovane ciclo-tassista possa far loro cambiare idea.

La mostra African Cyclists è stata presentata, tra le iniziative collaterali, nell'ambito del Festival CinemAmbiente di Torino, a maggio 2012. La Galleria "Vincenza", in collaborazione con l'Associazione SHERWOOD Onlus, l'ha inserita nel programma di eventi ed iniziative di promozione e sensibilizzazione nell'ambito del progetto "DAL MONTE ... al mare: bici sharing e ciclo-passeggiate alla scoperta del territorio e delle sue tradizioni", finanziato con i fondi del Bando Perequazione Sociale 2008 - Prot. d'intesa Fondazioni Bancarie e Volontariato. Visualizza la galleria delle immagini.

PHOS - Reportage dal mondo delle Ombre

"phos"  (dal greco luce- probabile origine della parola FUOCO) Reportage dal mondo delle ombre Fotografie di Pietro Annicchiarico tratte dallo spettacolo di Emanuela Ponzano "Andersen 2011 - fiabe che non sono favole". Lo spettacolo ha debuttato in prima mondiale al TEATRO VASCELLO di Roma nel marzo 2011. L'articolo che segue è firmato dalla regista Emanuela Ponzano, pubblicato su "L'Aperitivo Illustrato" , rivista d'arte e illustrazione" - numero giugno luglio 2011

ANDERSEN 2011 visto da Pietro Annicchiarico, cacciatore di fantasmiLocandina

Lasciare fotografare Pietro Annicchiarico uno spettacolo teatrale come la mia ultima regia “Andersen 2011 - fiabe che non sono favole”, è un po’ come ricevere le immagini che non si vedono mai, quelle più nascoste, quelle ombre che non desiderano facilmente svelarsi. Ogni spettacolo ha una sua anima e contiene varie ombre. Poterle cogliere in una frazione di secondo è come far emergere la poesia, l’essenza sensoriale di un racconto. Cacciatore di fantasmi mi sembra una buona definizione. Ovviamente dipende dagli spettacoli, ma devo dire che nei miei lavori c’è sempre volontariamente un sottostrato, un’atmosfera tra la vita e la morte, tra realtà e finzione e il fotografo Pietro Annicchiarico ha saputo cogliere questa dimensione che è una sospensione in movimento di corpi che si agitano tra la fantasia e il mondo reale. Nelle sue foto i corpi mutano e diventano altro, anzi svelano le altre maschere che i personaggi contengono e che dal vivo il pubblico percepisce ma non vede nettamente. Quale tecnica usa? Attraverso la posa "b", ovvero l'otturatore aperto nel tempo che l'artista desidera, riesce a disegnare, a dipingere con la luce. L'effetto ottenuto è la sintesi perfetta tra la fotografia e la pittura e segna la cifra stilistica di tutta l'opera fotografica di Pietro Annicchiarico, iniziata negli anni '90. Lo spettacolo Andersen 2011 andato in scena in prima nazionale e mondiale a Roma al Teatro Vascello a marzo 2011, è un viaggio attraverso la fantasia che nasconde delle verità, realtà d’oggi che sono spesso crude, violente ma anche poetiche. E’ uno spettacolo sulla fiaba come metafora per parafrasare la realtà. C’erano una volta le fiabe, ma quali sono le nostre fiabe oggi? Che cosa si racconta oggi prima di andare a dormire? Le fiabe di oggi non sono favole, favolette ma la creatività e la fantasia non si annullano cosi facilmente persino nel 2011. ANDERSEN 2011 è prima di tutto un viaggio all'interno di un mondo, il nostro, quello dei sempre più poveri e dei sempre più ricchi, quello del materialismo e della televisione che annienta gli ideali, la conoscenza e il libero pensiero. Come superare allora questo vuoto? Come affrontare un mondo, dove il sociale diventa sempre meno importante per i governi e gli enti sovranazionali. Non ci resta che creare strade parallele, sentieri di comunicazione diretti per ricreare nuove aperture. Le ombre del nostro mondo riflettono come in uno specchio quel che ci resta di umano e che non va perso. Tra teatro d'ombra, maschere e personaggi surreali, gli aspetti crudi della nostra società emergono come se la fantasia esistesse per ricordarci meglio dove viviamo. Ma per fortuna non solo per quello. La fantasia ci aiuta ad affrontare una realtà che, se volessimo, potremmo trasformare per un momento di magia. Lo spettacolo è circondato dal Buio, il buio dei nostri tempi e da quel buio si accenderanno fiammiferi, idee, personaggi e figure d’ombre cinesi che accompagneranno lo spettatore durante il viaggio. Apparizioni, ricordi allusioni, il tutto emerge come se fosse oggi ma anche ieri e le immagini che si fanno luce nel buio rinviano alle fiabe di Andersen. Sono proprio loro, senza ombra di dubbio: rattrappite, si dispiegano; sottratte riemergono. Quelle dello scrittore danese, che tutto travestiva, che tutto ingentiliva. Era omosessuale e si travestiva da sirenetta. Era nato povero e, divenuto ricco, a ognuno regalava scarpette rosse, lusinghiere e dannate. Nell’Ombra di Andersen c’era posto per la vendetta. Ma la vendetta non era fatta per lui, lui non la sosteneva, la dissimulava. La musica di Teho Teardo (grande compositore di cinema e teatro, per es. “Il divo” di P. Sorrentino) alternata da lunghi silenzi accompagna questa scena vuota dove gli attori narratori appaiono muovendosi e seguendo i suoni dell’atmosfera che li circonda. La scena è un Caminetto gigante e una sedia di legno. Dal Caminetto come appesi ad un filo, come delle pagine bianche di un libro i personaggi escono appaiono scompaiono e sfogano il loro desiderio e le loro paure. Dal caminetto esce anche la cenere e poi col vento il tempo di un attimo il libro avrà voltato pagina e la storia sarà già avanti. I personaggi escono dal caminetto quindi per rivendicare il loro diritto ad esistere e a sfogare le loro aspirazioni, speranze come le loro disillusioni. Chi sono? La piccola fiammiferaia è una senza tetto, una ragazzina che vende cocaina e che per il freddo si riscalda con i fiammiferi e per Pietro Annicchiarico il fiammifero diventa un fascio di luce che la avvolge e che non si consuma mai. La sirenetta è un profugo africano che sbarca a Rosarno o Lampedusa e per Pietro Annicchiarico è l’ombra senza volto, l’uomo nero, lo sconosciuto, il diverso. La forza delle mani e delle braccia emergono dal buio. Le scarpette rosse nello spettacolo sono il simbolo delle veline, dell’innocente ma ossessiva apparenza italiana ed in movimento diventano attraverso le foto di Pietro un circo perenne con mille luci e fuochi d’artificio e il volto della velina una doppia maschera da joker. Lo scrittore, protagonista nello spettacolo, che cerca di rinunciare alla scrittura combattendo con la sua ombra, Pietro lo rivela sdoppiato con due facce, due profili. Le foto di Pietro diventano cosi un complemento essenziale alla lettura dello spettacolo come se fossero le immagini che rimangono dentro in ognuno di noi il giorno dopo.

Emanuela Ponzano

PRESS THE BUTTON FOR THE SUN

Durante gli ultimi sei anni della mia esperienza come fotografa ho esplorato l’universo mentale e fisico degli uomini e il loro ambiente quotidiano. Questa seconda mostra personale è il risultato di un progetto biennale scaturito dalle mie personali esperienze, emozioni e lotte interiori nonché da un pizzico di immaginazione.

Locandina

Lo strumento della fotografia mi ha permesso di esprimere la mia visione; quella di un essere umano che tenta di liberarsi dai pregiudizi e dalle barriere sorte e sviluppatesi nella nostra mente a partire dal giorno in cui nasciamo. Ho catturato qualcosa che può essere osservato e compreso con gli occhi e l’ho combinato con le turbolenze emotive delle persone. Usando la mia immaginazione, ho aggiunto immagini e simboli al mondo fisico visibile. Lo scopo delle immagini è quello di mostrare la mia personale interpretazione e i percorsi di ricerca che ho seguito per raggiungere equilibrio, forza spirituale, fiducia in noi stessi e nel nostro destino e la purezza del cuore. L’ambiente circoscritto in cui vivo, mi ha dato lo stimolo, nonché il soggetto; la tecnologia mi ha fornito i mezzi per combinare il significato razionale ed emotivo delle immagini. In questo modo, ho cercato di realizzare, in un certo senso, il passaggio dal reale al surreale. La mia speranza, attraverso questa mostra, è che il visitatore partecipi empaticamente alla elaborazione della propria personale interpretazione, basata sui propri valori e sulle proprie personali esperienze.

Andri Josef - Traduzione a cura di Vincenza Monteforte

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